Hai un’auto d’epoca? Sei ricco per la Cassazione e povero per la Corte d’Appello

Nell’Ordinanza della Cassazione n. 36123 dello scorso dicembre si legge: “Il possesso di un’auto storica rappresenta un idoneo indice di capacità contributiva notoriamente collegato a spese ingenti”.

🔷️ Ma la Corte d’Appello aveva precedentemente dichiarato: “Avere un’auto d’epoca non è sinonimo di maggior capacità contributiva”

🔴 Ecco la storia…
✅ La controversia nasce a seguito di ripetuti controlli nei quali l’Agenzia delle entrate aveva accertato redditi maggiori rispetto a quelli dichiarati dal contribuente, sulla base della proprietà e del possesso di beni indici di capacità contributiva.
➡️ Tra questi una Mercedes Benz 250 Coupé, ad alimentazione a benzina, di 27 cavalli fiscali, immatricolata nel 1970.
🔴 Ovviamente il contribuente aveva ricorso, trovando i Giudici della Corte d’Appello concordi…
✅ Tale auto, scrivono i Giudici d’Appello, non può considerarsi bene sinonimo di maggior capacità contributiva poiché, anche per la sua “vetustà”, non ne avrebbe consentito l’uso normale.
➡️ Non si trattava di un’autovettura di grande valore intrinseco e dalle caratteristiche uniche.
🔴 Ma l’Agenzia delle entrate non ci sta e ricorre in Cassazione…
✅ La Corte di Cassazione ribalta la sentenza e ricorda che in materia di auto d’epoca e della loro incidenza sull’accertamento del reddito, queste rappresentano un idoneo indice di capacità contributiva, in quanto notoriamente ci sono ingenti spese di mantenimento.
➡️ La Cassazione scrive anche che le auto d’epoca formano oggetto di ricerca e collezionismo, che esiste un particolare mercato e che la manutenzione di questi veicoli comporta rilevanti costi, in ragione della necessità di riparazione e sostituzione dei componenti soggetti ad usura.

🔷️ Dico per un amico…
🔴 Ci sarà anche “un idoneo indice di capacità contributiva” ma esiste anche “un idoneo indice di passione”…
✅ E cosa non si fa per passione…

(by Sergio Criveller – 20/02/23)